Danno coronarico dovuto ad ablazione con catetere negli adulti
Attualmente, esiste solo informazione anedottica sulla presentazione e sull’esito di danno dell’arteria coronarica dopo procedure di ablazione.
Medici della Divisione Cardiovascolare del Brigham and Women’s Hospital e Harvard Medical School a Boston, hanno decritto il caso di 4 pazienti che hanno subito un danno coronarico.
I pazienti facevano parte di una coorte, sottoposta a 4.655 procedure consecutive di ablazione.
L’età media dei pazienti era di 45 anni, e avevano subito in precedenza, in media, 1.8 tentativi di ablazione senza successo.
In 2 pazienti il danno coronarico si è presentato dopo ablazione della tachicardia ventricolare epicardica ( ablazione a radiofrequenza irrigata in uno, e crioablazione nell’altro ) e ablazione entro la vena cardiaca media con radiofrequenza irrigata in 2 pazienti.
In tutti il danno ha interessato le branche dell’arteria coronarica destra.
In 2 casi, è stata riconosciuta un’occlusione acuta che si è presentata con sopraslivellamento del segmento ST dopo ablazione.
L’occlusione non ha risposto alla Nitroglicerina o alla dilatazione con palloncino, e l’impianto di stent è stato richiesto in entrambi i casi.
In 1 paziente, l’infarto miocardico acuto ( IMA ) si è presentato 2 settimane dopo l’ablazione epicardica come un risultato dell’occlusione di una branca ventricolare destra dell’arteria coronarica destra.
Una moderata stenosi sintomatica è stata riscontrata all’esame angiografico dopo crioablazione epicardica in 1 paziente.
Tutti i pazienti sono andati incontro a recupero e sono rimasti asintomatici dal danno coronarico e dalle aritmie durante i 37 mesi di follow-up ( valore medio ).
Dallo studio è emerso che il danno coronarico dopo procedure di ablazione è raro. Si può presentare in acuto o diverse settimane dopo una procedura d’ablazione. L’occlusione acuta appare richiedere l’impianto di stent coronarico. ( Xagena2009 )
Roberts-Thomson KC et al, Circulation 2009; 120: 1465-1473
Cardio2009